Perchè in Italia, le carte, parziali, saltano fuori appena un attimo prima di perdersi nella memoria in modo che le verità che ancora raccontano prendano forma nelle coscienze di pochi.
Se non è un caso è l’applicazione estrema e distorta (modrnamente orwelliana) del valore sociale della prescrizione. Un’ingiustizia molto democratica. Come mettere in voce il silenzio.
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Mercoledì 9 ottobre 1963, ore 22.39: la tragedia del Vajont. Le lancette dell’orologio sembrano tornare indietro a quel momento drammatico quando, per la prima volta, il direttore dell’Archivio di Stato di Belluno, Eurigio Tonetti, mostra le carte processuali del Vajont. I segreti del più grande dramma dal dopoguerra ad oggi, sono finalmente pubblici. Il silenzio, che per decenni è calato sul disastro, lascia ora il posto alle parole. (Corriere.it)
Vajont…
Ero un bambino quando successe. Poi, un giorno, ormai uomo fatto qualcosa guido’ la mia macchina lassu, ad ascoltare il silenzio, guido’ le mie mani a cercare libri, i miei occhi a leggere parole, urli, menzogne; le mie orecchie a ascoltare il silenzio del vento lassu’ tra quella terra smossa….
Buongiorno,
abbiamo ripreso a ricordare e diffondere i fatti del Vajont e le incredibili peripezie dei sopravissuti, con lo scandalo dei soldi pubblici stanziati per la ricostruzione, finiti in mani diverse a finanziare “il miracolo del Nord-est”. Invitiamo tutti coloro che sono sensibili a questa tragedia nazionale a voler partecipare ad una mobilitazione per tornare a informare attraverso la rete sui motivi di quella tragedia del 1963, su cui lo Stato italiano ancora non ha pronunciato ufficialmente una parola di scusa per il trattamento riservato alle popolazioni colpite.
Invitiamo quindi tutti quelli che ne hanno già parlato a voler riprendere a parlarne in rete, collegandosi a quanto sta succedendo ancora oggi in quella regione.
Grazie!
Bruno Strozzi
per http://www.ponterossonews.wordpress.com
ponterosso@ponterosso.ch